Limitazioni della motilità articolare della parte superiore del corpo in lavoratrici obese

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Nicola Cau
Veronica Cimolin
Luisa Brugliera
Giuseppe Ventura
Manuela Galli
Paolo Capodaglio

Keywords

Abstract

Introduzione: Il numero di soggetti obesi è in aumento in tutto il mondo e le conseguenze economiche di un aumento della percentuale di lavoratori obesi sono rilevanti in termini di costi sanitari e assenze dal lavoro. Infatti, l’obesità è associata all’aumento delle assenze dal lavoro, disabilità e costi sanitari, salari più bassi e riduzione della produttività. Obiettivi: L’obiettivo di questo studio è la quantificazione delle limitazioni nella escursione articolare durante lo svolgimento di movimenti comuni svolti con il tronco e con gli arti superiori in un gruppo di lavoratrici obese. Metodi: Si sono reclutati un gruppo di 15 donne obese (BMI: 42.10±9.10 kg/m2) e un gruppo di controllo di 13 donne normopeso. Tre gruppi di attività sono stati scelti come rappresentativi delle tre attività lavorative fondamentali: 1) movimenti degli arti superiori (reaching, abduzione-adduzione, elevazione frontale); 2) movimenti del tronco (flessione laterale, rotazione); 3) movimento totale del corpo (raggiungimento di un target). Risultati: Si sono osservate limitazioni articolari significative nell’elevazione laterale e frontale del braccio. Inoltre si è trovata una differenza statisticamente significativa in termini di escursione del centro di pressione (definito come il punto di applicazione del vettore forza corrispondente alla reazione vincolare del suolo e rappresenta una media pesata delle pressioni sulla superficie di contatto con il suolo) durante la flessione laterale e la rotazione del tronco. Conclusioni: I risultati hanno mostrato che lavoratrici obese presentano significative limitazioni articolari della parte superiore del corpo durante lo svolgimento di attività occupazionali di base. I risultati di questo studio quantificano le limitazioni articolari della parte superiore del corpo di lavoratrici obese e possono aiutare il medico del lavoro ad allocare questi soggetti in mansioni congrue riducendo il rischio d’insorgenza di disturbi muscoloscheletrici.
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