Esposizione a caffè verde e sintomi nei lavoratori del porto di Trieste (Italia)

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Anna Gasperazzo
Paolo Toffanin
Francesca Larese Filon

Keywords

Abstract

Introduzione: I lavoratori del caffè possono sviluppare sintomi allergici a causa degli allergeni presenti nei chicchi di caffè verde (GCB) oppure sensibilizzazioni al ricino (CB) che può contaminare i sacchi per il trasporto. I dati presenti in letteratura sono pochi ed uno studio precedentemente condotto a Trieste ha riportato sintomi allergici nel 14,3% dei lavoratori portuali che movimentavano caffè crudo. Obiettivi: Valutare i sintomi e l’esposizione a particelle ultrafini di caffè verde nei lavoratori del porto di Trieste. Metodi: Ai lavoratori che operano nel trasporto e stoccaggio del caffè è stato chiesto di compilare un questionario riguardante i sintomi allergici e di sottoporsi ad una spirometria e al dosaggio dell’ossido nitrico esalato (FeNO). Le polveri inalabili e respirabili sono state misurate tramite campionamento ambientale e personale su filtro. L’esposizione a particelle ultrafini invece è stata valutata con campionatore portatile (DiSCMini). Risultati: Tra i 40 lavoratori esposti al caffè verde, 28 hanno partecipato allo studio (70%). Cinque soggetti (17,9%) hanno riportato sintomi allergici personali e due (7,1%) hanno riferito oculoriniti allergiche durante il lavoro. Uno dei due soggetti accusava sintomi solamente lavorando con sacchi provenienti dalla Tanzania, ed è risultato positivo al ricino. I campionamenti di polveri hanno dimostrato che le concentrazioni rientrano entro i TLV previsti dall’ACGIH. Tuttavia in alcune fasi di lavoro sono state riscontrate concentrazioni di polveri ultrafini superiori alle 40.000 particelle/cm3, con una un diametro medio di 37,2±1,35 nm. Conclusioni: La prevalenza di sintomi allergici nei lavoratori del caffè verde è risultata bassa, ma la presenza di picchi di esposizione alle particelle ultrafini suggerisce il bisogno di proteggere i lavoratori da questa esposizione, limitando la dispersione di polveri, evitando lo scarico dei sacchi dall’interno dei container e prevendendo l’uso regolare dei dispositivi di protezione individuale FFP3.

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