Benzene e leucemia: dall’evidenza scientifica alla normativa. Un esempio storico

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Michael Belingheri
Silvia Fustinoni
Giovanni De Vito
Alessandro Porro
Michele Augusto Riva

Keywords

Benzene, Leucemia, Enrico Vigliani, Alessandra Forni, Clinica del Lavoro, Milano, Esposizione occupazionale, Tossicologia industriale, Storia

Abstract

Introduzione: Il benzene è un idrocarburo aromatico, liquido, altamente infiammabile e volatile. È stato utilizzato in molti processi industriali come solvente o materia prima. All’inizio del ventesimo secolo, era largamente in uso nei luoghi di lavoro, specialmente nella stampa, nella produzione di scarpe e nell’industria della gomma. Sebbene il benzene sia stato riconosciuto precocemente come causa di anemia aplastica, la sua associazione con la leucemia è stata studiata solo a partire dagli anni ‘30. Nel 1963, l’Italia è stato uno dei primi paesi al mondo ad adottare una legge per vietare l’uso del benzene come solvente nelle attività lavorative. Obiettivi: Questo studio ha analizzato il contributo della Clinica del Lavoro di Milano agli studi sulla relazione tra esposizione a benzene e leucemia. Metodi: Sono state revisionate la letteratura scientifica e le fonti storiche su benzene e leucemia nel ventesimo secolo e sono state condotte interviste a un testimone di quel periodo. Risultati: Fino al 1928, diversi studiosi avevano riportato casi aneddotici di leucemia tra lavoratori esposti al benzene. Enrico Vigliani è stato il primo a raccogliere tutti questi casi e cercare di condurre delle analisi statistiche su questi dati, al fine di provare l’associazione tra benzene e leucemia. Negli anni ‘60, Vigliani e Alessandra Forni dimostrarono che il benzene poteva causare aberrazioni cromosomiche nel midollo osseo che potevano produrre cloni leucemici. Conclusioni: Come risultato di questi studi e della successiva normativa che ha vietato il benzene, le condizioni di esposizione negli ambienti di lavoro sono cambiate negli ultimi decenni. Le conseguenti basse concentrazioni hanno spinto i ricercatori a studiare nuovi biomarcatori di esposizione e a considerare eventuali problemi di salute ad esse correlati.

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