La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) e l’apparato cardiovascolare

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Carolina Lombardi
Eleonora Tobaldini
Nicola Montano
Anna Losurdo
Gianfranco Parati

Keywords

Abstract

Esistono ormai numerose evidenze di letteratura che sottolineano come esista uno stretto legame tra le apnee ostruttive nel sonno (OSA, da Obstructive Sleep Apnea) e le patologie cardiovascolari. L’associazione tra OSA e ipertensione arteriosa, in particolar modo nei pazienti con ipertensione resistente al trattamento o profilo non dipping, è quella più estesamente trattata in letteratura. La relazione tra OSA ed ipertensione, pur risultando indipendente da altri fattori di rischio potenzialmente confondenti, può essere modulata da diverse componenti come il sesso e l’età. Analizzare a fondo i meccanismi patogenetici che soggiacciono alla relazione tra apnee ostruttive nel sonno ed ipertensione arteriosa (ed in generale le patologie cardiovascolari) costituisce una tappa fondamentale per cercare di ottimizzare i possibili approcci terapeutici sia sul versante del trattamento delle apnee che su quello cardiovascolare nel paziente con comorbidità. I meccanismi potenzialmente coinvolti sono molteplici, ma sicuramente un ruolo primario viene svolto da: alterazioni del controllo autonomico cardiovascolare, alterazioni della meccanica ventilatoria nel sonno, infiammazione, disfunzione endoteliale e sistema renina angiotensina. La valutazione dei disturbi del respiro nel sonno e la loro eventuale terapia, anche nel paziente con patologie cardiovascolari, svolge quindi un importante ruolo in termini eziopatogenetici. Da non dimenticare sono anche gli aspetti prognostici, potenzialmente bidirezionali, di questa associazione, in particolare nel contesto, oltre che dell’ipertensione arteriosa, anche dello scompenso cardiaco, dell’ictus, e delle aritmie cardiache. Rimangono tuttavia alcuni aspetti da chiarire e che dovrebbero essere oggetto di studi futuri, soprattutto per quello che riguarda le differenze di genere, l’età infantile e l’impatto del trattamento dell’OSA sul rischio cardiovascolare.
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