Studio pilota sul rischio biologico nei settori agricoltura ed edilizia in Molise
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Keywords
Pericoli biologici, Agricoltura, Edilizia, Percezione e conoscenza del rischio, Prevenzione, Vaccinazioni, Medici di Medicina Generale
Abstract
Introduzione: Il rischio biologico rappresenta un problema rilevante in ambito occupazionale per le continue modificazioni degli ambienti e delle condizioni di lavoro. Obiettivi: In questo studio pilota sono stati valutati grado di percezione, conoscenze e adozione di misure di prevenzione per il rischio biologico nei lavoratori dell’edilizia e dell’agricoltura. Metodi: È stato somministrato un questionario strutturato per raccogliere dati socio-demografici, occupazionali, sulla percezione e conoscenza del rischio e sull’adozione di misure preventive, anche connesse alle attività lavorative svolte. Risultati: Sono stati intervistati 53 lavoratori, età media 45,3±9,8 anni, 81% maschi, 70% occupati in edilizia. L’80% ritiene che le malattie infettive non siano frequenti, né pericolose nello svolgimento dell’attività lavorativa. La maggior parte dei lavoratori ha associato gravi patologie, come epatite, listeriosi e leptospirosi, a un basso rischio per la propria salute. Il 47% ritiene di non essere esposto a rischio biologico e il 72% non ne è preoccupato. Il 96%, il 74% e il 36% sono a conoscenza della disponibilità di un vaccino contro tetano, epatite B e A, rispettivamente. Nel corso della vita il 94% dei lavoratori si è sottoposto ad almeno una vaccinazione; tutti hanno effettuato la vaccinazione antitetanica e, in minima parte, quella anti-influenzale, anti-epatite B e anti-tubercolare. Conclusioni: Lo studio ha evidenziato una scarsa percezione del rischio biologico e della potenziale gravità delle patologie infettive, professionali e non; lacune conoscitive sono emerse soprattutto riguardo alle misure di prevenzione disponibili. Risulta indispensabile migliorare la promozione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro anche nei confronti del rischio biologico, potenziando formazione e informazione, aumentando gli studi epidemiologici e sollecitando tutte le figure professionali coinvolte nella sicurezza a perseguire l’obiettivo di ridurre il numero di casi “persi” di malattie infettive di origine professionale.