Silicosi fatale in un artigiano delle arti funerarie

Abstract

Introduzione: Il dibattito scientifico in corso su silice e cancro ha spesso distolto l’attenzione dalla persistenza di rischi di fibrosi polmonare derivanti dalla polvere di silice cristallina. Descrizione del caso: Nel corso del 2000, all’età di 54 anni, un artigiano delle arti funerarie iniziò a soffrire di tosse stizzosa persistente; radiografia e HRCT mostrarono una fine nodulazione sub-pleurica dei polmoni, principalmente nei campi superiori. Due anni più tardi comparve una dispnea ingravescente e la HRCT mostrò anche vaste opacità consolidative in entrambi i campi superiori. Biopsie bronchiali documentarono una fibrosi polmonare portando a classificare la malattia come una silicosi. Nel 2003, notevoli quantità di silice cristallina furono trovate in una pietra usata dal paziente e nella polvere sedimentata all’interno del suo laboratorio. Nel 2004 il paziente abbandonò il suo lavoro. Egli morì nel 2008 per insufficienza respiratoria e complicanze infettive. Discussione: L’istologia non è comune nella diagnosi della fibrosi polmonare cosicché, mancando un’integrazione tra storie lavorative appropriate e imaging, il riconoscimento di nuovi casi di silicosi rimarrà arduo. Dopo alcuni anni dall’insorgenza, questo caso di silicosi fatale mostrò una progressione relativamente rapida anche dopo la cessazione dell’esposizione. La malattia è derivata da condizioni di lavoro che il paziente e il suo unico collega, entrambi artigiani operanti in un laboratorio proprio, non avevano riconosciuto come pericolose prima che vi fosse un intervento esterno. Conclusioni: La silicosi grave e fatale è una criticità tuttora presente in Italia, anche in contesti lavorativi non classici. Oggi la malattia può essere più difficile da identificare rispetto al passato; un lavoro congiunto tra clinici, radiologi e medici del lavoro è necessario. Adeguati studi di igiene industriale forniscono un supporto di grande rilievo alla diagnosi e alla prevenzione della silicosi.