Nascita, sviluppo e scomparsa di una malattia professionale: la acroosteolisi dei pulitori manuali di autoclavi nella produzione di PVC / Acroosteolysis in PVC autoclave cleaners: history of an occupational disease

Contenuto principale dell'articolo

C. Zocchetti
A. Osculati
C. Colosio

Keywords

Acroosteolysis, polyvinyl chloride production, history

Abstract

Il presente contributo esamina la storia di una malattia professionale che si può considerare scomparsa: la acroosteolisi dei pulitori manuali di autoclavi nella produzione di PVC, una condizione piuttosto rara caratterizzata da alterazioni distruttive delle falangi distali. Sullo sfondo della storia della nascita, dello sviluppo e della scomparsa di questa patologia vi è più in generale la storia della scoperta degli effetti avversi sulla salute della esposizione a cloruro di vinile e degli interventi per farvi fronte, storia che viene esplorata fino alla fine degli anni ’60. La prima osservazione della patologia si può fare risalire a metà del 1963 in uno stabilimento della ditta Solvay a Jemeppe in Belgio in due lavoratori addetti alla pulizia manuale delle autoclavi di polimerizzazione del cloruro di vinile: casi analoghi sono poi stati osservati in quasi tutte le fabbriche di polimerizzazione del PVC ma non in quelle dove il CVM veniva prodotto e non polimerizzato. Sono poco più di 100 i casi descritti in letteratura, che aumentano di qualche decina se ad essi si aggiungono i casi che non sono stati pubblicati ma di cui in qualche modo si ha notizia anche attraverso fonti informative non scientifiche: i numeri confermano la rarità della malattia, che ha avuto un picco di frequenza al termine degli anni ’60 ed è man mano scomparsa durante gli anni ’70, probabilmente con la concomitante scomparsa della pulitura manuale delle autoclavi. Il periodo di osservazione della patologia è durato circa un quindicennio. Nonostante alcuni tentativi effettuati la patologia non è stata replicata negli animali da esperimento. A fronte di alcune certezze (le caratteristiche cliniche della patologia, la breve latenza, la inequivocabile associazione con la pulizia manuale delle autoclavi di polimerizzazione del CVM, la rarità in termini di frequenza) molti sono i quesiti che non trovano risposta: il periodo di insorgenza della malattia (molti anni dopo l’inizio della produzione di PVC), la sua eziologia (l’ipotesi più accreditata vede la presenza contemporanea di tre elementi: un fattore chimico – uno o più fra i composti impiegati nella polimerizzazione, e tra questi il cloruro di vinile -; un fattore fisico – microtraumi alle dita delle mani nelle attività di pulitura; un fattore riconducibile alla predisposizione individuale), il meccanismo patogenetico (ed in particolare la via di entrata: cute, apparato respiratorio o digerente), un metodo o un test per rivelare i soggetti che potrebbero manifestare una predisposizione alla patologia. Secondo chi scrive la acroosteolisi riscontrata nei pulitori manuali di autoclavi nella produzione di PVC è una patologia professionale a sé stante, totalmente distinta in quanto entità nosologica dalla malattia da cloruro di vinile identificata e descritta da Viola nel 1974.

 

Acroosteolysis in PVC autoclave cleaners: history of an occupational disease
Objectives: This paper examines the history of an occupational disease which has now disappeared: acroosteolysis of manual tank cleaners in the production of polyvinyl chloride (PVC), which is a rare disease characterized by destructive alterations of the distal phalanges of the hands. Methods: All the available literature on this disease was examined. The history of acroosteolysis was studied within the general framework of the history of the discovery of adverse health effects of exposure to vinyl chloride, and this history was studied up to the end of the 1960’s. Results: The disease was observed for the first time in mid-1963 in Belgium (Jemeppe) in a chemical plant operated by Solvay, and affected two workers whose job was the manual cleaning of vessels used for the polymerization of vinyl chloride; similar cases occurred in almost all PVC production plants all over the world, but not in the plants where the main activity was the production of vinyl chloride monomer (VCM). Little more than one hundred cases are described in the scientific literature, and this number increases by a few dozen if we consider known but unpublished cases. These figures confirm the rarity of the disease, which peaked at the end of the 1960’s and disappeared during the 1970’s, probably due to the complete elimination of manual reactor cleaning. Observation of the disease lasted no more than fifteen years and the disease was not replicated in experimental conditions on animals. Discussion: The disease was clinically characterized, had a short latency (from several months to several years), was rare and unequivocally linked to the manual cleaning of PVC polymerization tanks. However many questions still remain open: the period when the disease first appeared (many years after the start of PVC production in the world), the etiology of the disease (the most accredited hypothesis considers three concomitant factors: a chemical factor – one of the many substances used during polymerization, and particularly vinyl chloride monomer, a physical factor – microtraumas of the fingers during manual cleaning, individual susceptibility), the pathogenetic mechanism (in particular: the role of skin, respiratory, or digestive system, as entrance door), a method (or test) to screen subjects potentially predisposed to the disease. In our view acroosteolysis of manual tank cleaners in PVC production is an occupational disease which is distinct from “vinyl chloride disease” as identified by Viola (1974).

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