Angiosarcoma epatico da pregressa esposizione a cloruro di vinile monomero: un case report / Liver angiosarcoma from past exposure to vinyl chloride: a case report

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Luigi Di Lorenzo
Marisa Corfiati
Teresa Catacchio

Keywords

Vinyl chloride, liver angiosarcoma, chemical industry, Cloruro di vinile, angiosarcoma epatico, industria chimica

Abstract

Summary
«Liver angiosarcoma from past exposure to vinyl chloride: a case report». Background: Experimental data and large occupational cohort studies in polyvinyl chloride (PVC) manufacturing plants have shown that vinyl chloride monomer (VCM) at high environmental concentrations, such as those measured in western chemical companies at least until the mid-1970’s can cause liver angiosarcoma. Objective: To describe a recent, accurately diagnosed case of fatal liver angiosarcoma, for which it was possible to establish the causal relationship with past VCM exposure. Results: The deceased subject had been working as blue-collar for at least eleven years (1968-1979) in a PVC plant. VCM exposure was high on average and very high during autoclave cleaning, compared with VCM air measurements reported in those years at plants in Europe and the United States. The latency period was about 40 years. The duration of exposure, the cumulative exposure and the latency described were similar to those associated in the scientific literature with an excess risk for liver angiosarcoma. Conclusion: The Italian Workers’ Compensation Authority (INAIL) has already acknowledged the occupational origin of this neoplastic disease with clear advantages for all parties concerned, not only in economical terms.

Riassunto
Introduzione: Dati sperimentali e ampi studi occupazionali di coorte in impianti di produzione di policloruro di vinile (PVC), hanno evidenziato che il cloruro di vinile monomero (CVM) ad alte concentrazioni ambientali, come quelle misurate nelle industrie chimiche occidentali almeno fino alla metà degli anni ’70, è in grado di causare l’angiosarcoma epatico. Scopo: Si presenta il caso di un soggetto recentemente deceduto per tale neoplasia, accuratamente diagnosticata, per cui è stato possibile dimostrare la relazione causale con la pregressa esposizione a CVM. Risultati: Il soggetto aveva infatti lavorato come operaio nel reparto polimerizzazione del CVM in un’azienda produttrice di PVC per almeno 11 anni (1968-1979). L’esposizione al CVM era elevata e, durante la pulizia delle autoclavi, molto elevata, con riferimento alle concentrazioni ambientali di CVM riscontrate in quegli anni nelle principali aziende italiane, europee e statunitensi. La latenza è stata di circa 40 anni. La durata dell’esposizione, l’esposizione cumulativa a CVM e la latenza evidenziate sono risultate sovrapponibili a quelle che la letteratura scientifica ha associato ad un eccesso di rischio di angiosarcoma epatico. Conclusioni: L’INAIL già in sede amministrativa ha riconosciuto l’origine professionale di questa neoplasia, con evidente risparmio di energie non solo economiche per le parti interessate.
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